L’importanza culturale della perla della costiera amalfitana e le bellezze naturalistiche che offre il paesaggio, rendono Positano una tra le mete italiane più ambite. Per comprendere la magnificenza di questo suggestivo luogo, è bene conoscerne gli albori, il passato e la storia che l’hanno caratterizzata.
La Positano, così come la conosciamo noi oggi, è il frutto di un mutamento altomedievale, ma la sua storia è molto più antica: dalle prime testimonianze e ritrovamenti preistorici, agli insediamenti romani, all’epoca dell’antico medioevo, fino alla configurazione contemporanea.
Secoli di incanti, narrazioni sussurrate, segni lasciati dall’uomo: presenze ancora vive, immutate. L’articolo che ne segue partirà dalle origini e approderà al presente, perché la natura insita di Positano possa essere respirata attraverso le pagine della sua incredibile storia.
Gli albori: prime attestazioni preistoriche
Positano ha un excursus storico di tutto rispetto. Le prime testimonianze della presenza umana presso i territori della costiera amalfitana risalgono alle diverse grotte o stazioni ubicate in quei luoghi. All’interno di queste grotte, difatti, è stata rinvenuta una tra le manifestazioni artistiche più antiche del Paleolitico superiore: un ciottolo con inciso una testa di animale, cervo o cavallo.
La pietra sulla quale veniva inciso il soggetto – nello specifico l’animale cacciato dai primitivi – era utilizzata, prima dell’ipotetica battaglia, a scopi propiziatori. Non solo. Nelle grotte del Mezzogiorno e delle Soppressate, al di là dello scoglio del Germano, accanto alle pareti furono ritrovati scheletri umani. Altri reperti importanti permisero di postulare ipotesi relative alla presenza di uomini, nella costiera amalfitana, già dall’età dei metalli.
L’epoca preromana e il mito delle sirene
Seppure non vi siano prove che raccontino la vita delle antiche popolazioni preistoriche, è indubbio che i Greci abbiano solcato i nostri mari per espandere i territori. Ma com’era la Positano di allora? Arduo definirla nei minimi dettagli, ma è risaputo fosse coperta da boschi più o meno fitti, a seconda delle trasformazioni che quei luoghi subirono durante i vari periodi. E le rocce, come sempre, erano a picco sul mare.
Nessun popolo si dedicò all’edificazione, nell’epoca preromana. In primis perché il territorio era impervio, con una conformazione geografica differente, e poi per l’elemento militare. Il luogo in oggetto, in effetti, offriva un potenziale strategico: le imbarcazioni nemiche erano visibili anche in lontananza.
Come anticipato pocanzi, non si hanno notizie certe legate alla presunta frequentazione dei Greci con Positano. L’unica credenza rimasta è quella inerente al mito delle sirene. Si narra che le isole antistanti la perla della costiera rappresentassero i corpi delle tre sirene: Partenope, Ligea e Leucosia. Queste si uccisero dopo che Ulisse riuscì a desistere dal loro canto.
Il mitico Odisseo, sapendo del rischio mortale al quale si scontrava laddove la melodia delle sirene fosse stata udita, ma desiderando al contempo di poterne godere, decise – con l’aiuto della maga Circe – di farsi legare all’albero della nave così da poter ascoltare la loro voce soave. I suoi compagni, al contrario, avrebbero avuto le orecchie tappate con della cera.
La leggenda nasconde un significato: le tre sirene simboleggiavano, a tutti gli effetti, i disagi che si riscontravano durante la navigazione presso le isole di Scilla e Cariddi. Queste, a loro volta, rappresentavano il cosiddetto demone meridiano, l’ora meridiana, la più calda da sopportare e la meno consigliata per viaggiare.
L’origine del nome Positano
Come si evince, è solo con l’arrivo dei Romani che iniziano a stabilirsi i primi e veri insediamenti storici nella presente Positano. Nel 27 a.C., Ottaviano Augusto decretò l’inizio di una fondazione: la Roma imperiale. Questa, sempre dedita al controllo delle rotte commerciali, al posto di altre colonie iniziò a costruire eleganti ville, le residenze estive dei patrizi danarosi.
Fu così che da territorio ostile, Positano si trasformò in “Locus amoenus” – luogo incantevole – dove la classe agiata poteva trascorrere del tempo prezioso in completo otium.
L’origine del nome – o per lo meno una delle ipotesi – è attribuita proprio ad un “Posides”, ovvero un liberto romano (lo schiavo liberato dal proprio padrone per essersi fatto valere in una delle imprese militari più rilevanti: la conquista della Britannia meridionale, ridotta poi a provincia romana) che in quel luogo magico fece costruire la sua villa.
Un’altra leggenda declina l’origine del nome al termine greco “Terra scoscesa”, caratteristica naturale di quel luogo. E ancora. Si narra che il quadro di una Madonna Nera, durante il suo trasporto in mare, nei pressi di Mortelle (come veniva designata la Positano dell’epoca), urlò ai marinai: “Posa, posa”, a intendere che desiderava essere deposto in quel luogo. Da qui, il nome si tramutò in Positano.
Curiosità
Si tramanda l’aneddoto legato all’imperatore Tiberio che, per sfuggire al disdegno dei romani, si rifugiò a Capri. Poiché aveva paura d’essere avvelenato, era solito mandare i propri servi a Positano per reperire la farina indispensabile per il pane. Il mulino presso il quale si rivolgevano i suddetti, sorgeva – fino a poco tempo fa – nella Piazza dei Mulini.
La fondazione della Costiera Amalfitana
Successivamente all’età classica, forse a causa dell’eruzione del Vesuvio, Positano è soggetta alla perdita delle proprie fonti antiche. Ne consegue un “vuoto storico” dal 79 all’ultimo periodo dell’Alto Medioevo. Solamente alcune indicazioni storiografiche, di carattere generale, riescono in qualche misura a delineare questo oscuro periodo.
Di per sé, non è specificato l’anno di fondazione della Costiera Amalfitana. Si presume che questa inizi a popolarsi alla fine dell’Impero romano d’occidente (per merito dello sciro Odoacre) e nei primi secoli del Medioevo. Con la caduta dell’impero, il territorio divenne teatro di guerra tra i Goti e i Bizantini. Il conflitto culminò con l’assedio di Napoli.
In questo periodo, seppure non vi siano riscontri antichi certi, risale la formazione dei primi due nuclei abitativi più antichi (escludendo Laurito) di Positano: Montepertuso e Nocella. Vennero fondati, come vuole la leggenda, da un gruppo di Ostrogoti che, nel 553, dopo la sconfitta a Nocerino Sarnese, si rifugiarono tra quei monti.
La Positano medievale
Nella celebre perla della costiera amalfitana, attorno al V secolo, i Bizantini erigono un’invalicabile linea difensiva caratterizzata da “Castra”, luoghi fortificati – che evolveranno poi in “Civitates” – nei quali risiedeva la sede vescovile.
Nell’arco di tempo che va dal VI secolo, periodo in cui – appunto – la città diventa civitates, al IX secolo – quando si instaura il Ducato di Amalfi – Positano resta l’ultima Thule dell’Occidente bizantino, raggiungibile, per la maggiore, tramite i sentieri montani.
È proprio con il sorgere del Ducato di Amalfi che il centro di Positano (all’inizio popolato solo da insediamenti rurali) – a differenza delle sue contrade (Nocella, Montepertuso e Laurito) che sottostavano, territorialmente e politicamente parlando ad Amalfi – è spettatore dello stabilirsi di veri e propri nuclei abitativi positanesi.
A conferma della crescita del centro di Positano vi è la nascita di un monastero benedettino dedicato a San Vito e a Santa Maria. Interessante luogo di culto e cultura che unisce la storia di Positano alle atmosfere generate dal fervore dell’epoca.
Se avrete l’opportunità di recarvi sia a Positano che nei luoghi costituenti la famosa e indiscussa costiera amalfitana, non mancate di visitare i minareti fortificati – durante le dominazioni Angioina ed Aragonese – per contrastare i nemici: la Torre di Fornillo, Sponda e Trasita lungo il versante marittimo, quella posta sul Gallo Lungo e quelle collocate all’interno dell’abitato.
Tra gli innumerevoli siti culturali presenti a Positano, merita un occhio di riguardo la Cripta Medievale posta sotto l’abside della chiesa di Santa Maria Assunta e San Vito. Peculiarità della Cripta è l’abside realizzato con volte a crociera e quattro navate, archi che reggono su colonne appartenenti alla Villa Romana di Positano.
Durante gli scavi effettuati nel 2003 presso l’oratorio della chiesa di Santa Maria Assunta, sono stati raccolti molti reperti ora facenti parte del Museo Archeologico Romano. Anche qui, la visita è consigliata.
La storia continua: Positano nel tardo barocco
Il Cinquecento fu caratterizzato da terribili avvenimenti: una mostruosa peste che si diffuse in tutta la costiera amalfitana, i molti saccheggi ad opera di quei dei briganti che scendevano dai monti e i ripetuti attacchi dei pirati saraceni. Gli eventi riportati, come è plausibile pensare, costrinsero i positanesi a modificare l’assetto urbanistico.
Questo il motivo per il quale le ripide scalinate, le casette abbarbicate sulla roccia e le strade molto strette hanno contraddistinto, da sempre, l’estetica del borgo di quella che, ad oggi, è la città verticale italiana più rinomata.
All’epoca, Positano aumentò la propria nomea grazie al merito dell’ingegnosità di un suo cittadino, Flavio Gioia, studioso matematico e nocchiero, che inventò la bussola. Ma l’anno in cui Positano entra nella storia, a tutti gli effetti, è il 1668 perché, dopo essersi riscattata dalla feudalità, si proclama “Città regia”. A tal proposito, si intensificano i traffici con la Grecia, Cipro, Calabria e Puglia.
L’indimenticabile città, snodo commerciale fin dalla Repubblica Amalfitana, nel corso del tempo raggiunge il primato come piazza commerciale più importante. Molti cittadini diventano mercanti o armatori e fanno fortuna trafficando con tessuti pregiati, spezie, legnami.
Le costruzioni tipicamente barocche – visibili ancora oggi – arricchite con spettacolari decorazioni sono state costruite in quel periodo.
A fine secolo, tuttavia, i traffici commerciali iniziarono a diminuire sia a causa delle guerre napoleoniche, che dell’instabilità legata all’insicurezza delle rotte commerciali e dei cambiamenti avvenuti a livello internazionale. Si interruppero completamente agli inizi del 1800. A fronte di questo, molti positanesi emigrarono verso altre città.
Curiosità
Per molti secoli, Positano rimase un borgo di pescatori completamente isolato dal mondo, raggiungibile per via mare o tramite il sentiero impervio dei Monti Lattari. Nel 1850 fu costruita la Statale 163: una sessantina di chilometri a picco sul mare che corre lungo la costiera amalfitana. Grazie a quest’intervento, Positano fu raggiunta da molte personalità illustri.
Al termine della prima guerra mondiale, durate la quale la perla della costiera amalfitana subì un alto sacrificio di vite, molti artisti musicisti e letterati del calibro di Caprile, Clavel, Escher, Semenov elessero la città come loro rifugio.
Negli anni a venire, altre voci famose si uniranno al coro: Picasso, Steinbeck, Moravia, Klee, Zeffirelli.
Positano oggi
Come appare, ai giorni nostri, Positano? La tipica conformazione del centro cittadino è contraddistinta da: abitazioni dal caratteristico tetto a botte (bianche o pastello) che si affacciano su pittoresche stradine; scalinate ripide; strapiombi mozzafiato; vicoli che scorti dall’alto donano un indimenticabile respiro artistico.
Sia in inverno che d’estate, Positano offre panorami di indiscussa bellezza: piccoli spazi di cielo incastonati tra mare e roccia. La suggestiva Spiaggia Grande (più cosmopolita) e quella riservata di Fornillo sono raggiungibili, in pochi minuti e a piedi, dal centro di Positano. Le torri di avvistamento saracene, posizionate lungo il sentiero che dalla Spiaggia Grande porta all’altra, sono uno tra i paesaggi più fotografati di Positano.
Vi sono altre spiagge accessibili sia via mare che attraverso sentieri pedonali: San Pietro, Arienzo, Laurito, La Porta.
Le tre isole dette delle sirene, dove Ulisse rischiò d’essere incantato e di cui abbiamo accennato nei paragrafi precedenti, possono essere ammirate all’interno dell’area marina protetta di Punta Campanella.
Infine, è lecito menzionare alcuni itinerari mozzafiato, non solo per il fascino che da sempre suscitano, ma anche per l’emozione che ne scaturisce: Montepertuso e il sentiero degli Dei. Il primo si raggiunge con una scalinata o attraverso la strada carrabile che si inerpica lungo la collina. Si narra che il buco della montagna sia stato generato dall’impronta del dito della Madonna.
Suggestiva anche Nocelle, una piccola frazione pedonale collocata alla base di Montepertuso, completamente aggrappata alla roccia. La piazza di questo minuscolo luogo offre uno dei panorami più indimenticabili dell’intera vacanza: la veduta abbraccia l’intero golfo, arrivando fino a Capri.
Il secondo, ovvero il sentiero degli Dei è l’antico tracciato che collegava Positano ad Agerola attraverso la dorsale dei Monti Lattari. Il percorso alterna tratti in salita a discese rilassanti. Se effettuato durante i mesi da aprile a giugno, grazie alla macchia mediterranea in fiore, è possibile assistere a un’esperienza unica nel suo genere.
Orchidee selvatiche, corbezzoli, lecci, caprette e asinelli catturano l’attenzione del turista, catapultandolo direttamente all’interno di quella che resterà l’opera d’arte per eccellenza.
L’oasi del Vallone Porto
Un altro angolo di paradiso, nella Positano di oggi, è quello caratterizzato dall’oasi del Vallone Porto. Cascate da fiaba, piante rare – come la Pinguicula Hirtiflora, una pianta carnivora – e felci preistoriche abitano questi anfratti della natura. Un ritorno alle origini, per assaporare il sussurro del tempo, entrando in contatto con la nostra parte più nascosta. E se la fortuna assiste, è possibile inciampare (si fa per dire) nel cammino della salamandrina dagli occhiali.
Considerazioni finali
Il periodo che abbiamo vissuto ci ha privati delle piccole cose: abbracci, viaggi, una pizza tra amici, una serata a teatro. Mai come oggi, abbiamo carpito l’importanza di vivere il presente in ogni suo attimo. Mai come oggi, siamo riusciti a comprendere il valore di un incontro.
Positano è uno di quegli itinerari da compiere per colmare di bellezza gli occhi. Una bellezza quasi innaturale, come il riflesso d’infinito insito in ogni uomo. Il luogo per antonomasia nel quale ritrovarsi dopo mesi di routine e pesantezza.
Milan Kundera affermava: “E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse”. Positano, di promesse, ne riflette molte. La più importante? Riportarci a casa.
Fonti foto:
autostrade italiane
insolita italia
cielo mare terra