Napoli è una città dalle sfumature storico-artistiche davvero uniche al mondo.
Non a caso ogni anno ospita milioni di turisti da tutto il globo, i quali non solo desiderano bagnarsi di quell’incantevole acqua cristallina che coccola le coste amalfitane, bensì hanno sete di cultura.
E qui, nel capoluogo della Campania, riescono a trovare dei gioiellini che soddisfano il bisogno di vedere e sapere la storia di Napoli e dell’Italia. Famosa per l’arte in particolar modo, Napoli accoglie nel suo territorio ben sette castelli, con storie e leggende diverse, ed è l’unico luogo a possederne così tanti a livello mondiale.
Appartengono ad epoche differenti, ma sono comunque fortezze che appartengono a questa zona.
Ecco perché oggi vi portiamo alla guida dei Castelli di Napoli, tra storia, miti, bellezza e suggestione, per una vacanza ricca di emozioni e di conoscenza. Iniziamo il viaggio!
Castel dell’Ovo
Castel dell’Ovo, nome derivante dal latino Castrum Ovi, è classificato come la fortezza più antica di tutta Napoli, di un bellezza rara. Sorge sull’Isolotto Megaride, con un’imponenza pazzesca.
Qui vi sbarcarono i Cumani, il cui intento principale era quello di fondare una nuova città sul Monte Echia, ovvero Partenope, a circa metà del VII secolo a.C. Più tardi, durante il I secolo a.C, Lucio Licinio Lucullo, importante militare e politico dell’epoca romana, costruì sull’Isolotto una splendida villa: Villa di Licinio Lucullo.
A fine della gloriosa resistenza dell’Impero Romano, la villa fu fortificata da Valentiniano III. Questa bellissima villa ospitò il deposto dell’ultimo imperatore, Romolo Augusto.
Successivamente, qui vi stabilizzarono i monaci basiliani.
Ma il vero e proprio castello che si può ammirare ai giorni d’oggi, è stato costruito nell’anno 1140, in epoca Normanna, nello specifico da Ruggiero il Normanno, in corrispondenza della conquista di Napoli. Il suo curioso nome deriverebbe da una leggenda affascinante, per cui il sommo poeta Virgilio avrebbe nascosto nei sotterranei del castello un uovo in una gabbia.
Questo uovo era più di un semplice uovo: al tempo si pensava che fosse il responsabile. Per cui questo uovo venne letteralmente rinchiuso. Secondo questo racconto, il castello e la città ad esso collegata, sarebbero stati protetti e integri finché l’uovo non subisse danni o distruzioni.
Un’altra leggenda è quella concernente l’uomo-pesce: Niccolò, chiamato anche Cola Pesce. Si trattava di una creatura metà pesce e metà uomo, che il re di Napoli teneva con sè per ordinargli di esplorare gli abissi e portargli tutti i tesori nei pressi del Castel dell’Ovo.
Una curiosità di questo castello è che, oltre ad essere stato villa, monastero, prigione e vero e proprio castello, è stato anche una fabbrica di cristalli e di specchi. Infatti, verso la metà del Settecento, Carlo di Borbone aprì un centro di produzione di cristalli e specchi, con lo scopo di dare una spinta al settore manifatturiero del Paese.
E’ stato anche fortemente sfruttato come fortezza militare durante l’aberrante fascismo.
Qui tutte le epoche vi sono abitate. Oggi il castello ha l’aria antica, ma attrae moltissimi turisti, in quanto qui vi è gran parte della storia di Napoli.
Castel Capuano
Eretto da Guglielmo I di Sicilia, Castel Capuano è il secondo castello più datato di Napoli.
Antico ma semplicemente splendido, residenza reale che dopo poco la sua costruzione fu sostituita dal castello Maschio Angioino, di cui parleremo successivamente.
Il suo nome deriva dalla città vicina, nonché Porta Capuana.
Nonostante la sua sostituzione, quest’incredibile costruzione continuò ad ospitare figuri importanti della società.
Tra queste spicca soprattutto l’immortale Francesco Petrarca nel 1370, poeta che dal Medioevo in poi ha ispirato tutti i più grandi autori.
Con l’arrivo di don Pedro de Toledo, nel Sedicesimo secolo, questa struttura si convertì in Palazzo della Giustizia e carcere. Con una maestosa cornice di palme, questo castello continua ad essere punto d’interesse a Napoli. Sono impressionanti soprattutto gli affreschi del Salone della Corte d’Appello, la Sala dei Busti e la Fontana del Formiello. Recentemente ha subito dei lavori di restauro, destinati ad esaltare la sua bellezza storico-artistica originale.
Oggi è sede del Tribunale di Napoli, ma di certo non perde le vesti di un vero castello.
Infatti tra i suoi corridoi, gira afflitta un’anima in pena, che ha nome e cognome: Giuditta Guastamacchia.
Siamo negli anni della Rivoluzione Napoletana e la protagonista si innamorò perdutamente di un sacerdote.
Il padre della giovane innamorata cercò in tutti i modi di nascondere questo amore così sbagliato, costringendola a sposare un uomo che poi morirà fuori dal regno.
Così la rinchiuse nel monastero di Sant’Antonio alla Vicaria. Una volta uscita dal convento, Giuditta non era di certo ‘guarita’ da questo amore proibito, anzi, la sua passione era sempre più profonda.
Così tanto da trasferirsi direttamente a casa del sacerdote, il quale, per non attirare troppe attenzioni, le fece sposare il suo nipote. Quest’ultimo non fu affatto contento della situazione e iniziò a minacciare il sacerdote.
Giuditta, per difendersi, fece girare delle voci false sul suo sposo, dicendo che la maltrattava e che la derubava. Il padre di Giuditta, cercando di proteggerla, acconsentì alla sua uccisione.
Mentre il padre, con la collaborazione di un complice, trasportava i resti del corpo dello sposo fatto a pezzi, una guardia reale si accorse della macabra azione.
Motivo per cui vennero condannati tutti a morte, eccetto il sacerdote. Ed ecco che verso l’inizio dell’Ottocento, Giuditta venne impiccata in questo castello.
La leggenda vuole che ogni 19 aprile, giorno della condanna eterna, il fantasma di Giuditta si aggiri per tutto il castello.
Castel Sant’Elmo
Ecco un altro castello antico, il cui nome attuale deriva dal fatto che è posto su una collina (del Vomero) in cui giaceva una chiesa dedicata a Sant’Erasmo. Tuttavia il suo nome originale, rigorosamente in latino, era Patricium.
Fu eretto tra il 1336 e il 1343, per idea di Roberto d’Angiò, riconosciuto anche come il Saggio. E’ noto anche per essere il castello dall’area più estesa fra tutti i castelli di Napoli. Questo castello, con l’avanzare del tempo, è stato vittima di molteplici attacchi, motivo per cui appare danneggiato.
In aggiunta a ciò fu ulteriormente usurato, in maniera grave, a causa di un fulmine che nel 1587 colpì le sue polveriere, provocando così un’immane esplosione.
Con questo tragico incidente, persero la vita intorno alle 150 persone. Due secoli dopo venne occupato prima dalla popolazione e dopo dai repubblicani, fino a diventare la loro stessa prigione. Mantenne il ruolo di carcere fino a poco tempo fa, ovvero fino agli anni Settanta.
Dopodiché si è compresa la sua reale importanza, consapevolezza che portò al suo restauro così da aprirlo, finalmente, al pubblico nel 1988.
Da allora è diventata una meta turistica imperdibile. Castel Sant’Elmo incuriosisce soprattutto per la sua costruzione: è l’unico castello al mondo (al mondo!) ad essere realizzato su una base di sei punte.
Le interpretazioni di questa scelta architettonica sono molte: chi spiega sia ispirato all’esagramma del popolo ebraico, chi pensa sia una questione di alchimia e che rappresenti il perfetto e indiscutibile equilibrio universale. Anche in questo caso non manca un fantasma, forse un po’ dispettoso.
Lungo la Pedamentina, piccola scalinata che porta al castello, vivrebbe un fantasma vestito di bianco che ama spaventare i visitatori con lamenti e rumori insoliti. Dal 2014 il Castel Sant’Elmo è Patrimonio UNESCO.
Castel nuovo detto Maschio Angioino
E’ arrivato il momento di parlare di lui, il noto Maschio Angioino che ha sostituito Castel Capuano. Maschio Angioino è stato costruito in un periodo che parte dal 1279 e termina nel 1282.
Probabilmente il suo nome si ispira al suo fondatore, ovvero Carlo I d’Angiò. Questa costruzione è stata oggetto di molti restauri, ampliamenti e modifiche già dal suo primo secolo di vita.
Quest’ultimo è noto anche come Castel Nuovo, proprio perché Alfonso d’Aragona decise di renderlo più moderno nel XV secolo. Una struttura maestosa, che di sera s’illumina rendendo l’atmosfera davvero suggestiva.
Anche in questo caso si narra una leggenda piuttosto particolare. Secondo la leggenda che interessa il castello, i sotterranei ospitavano un coccodrillo, il cui compito era quello di trascinare con sè i prigionieri.
Questo coccodrillo feroce sarebbe stato mandato da Giovanna II, che lo sfruttava per far sparire i suoi amanti. Una delle sale più interessanti è senza dubbio la Sala del Trono, o meglio Sala dei Baroni, rinominata così dopo che alcuni nobili si erano messi contro Ferrante I d’Aragona.
Accortosi dell’ignobile posizione dei nobili, li fece arrestare proprio in questa stanza e, infine, li fece condannare a morte.
Castello del Carmine
Un altro castello che Napoli ospita è il Castello del Carmine, realizzato nel 1382, a cura di Carlo III di Durazzo. Quest’ultimo fu costruito intorno a un torrione nominato Sperone.
Questa struttura imponente, deteneva scopi soltanto militari e dunque nessuna funzione in comune con i castelli descritti precedentemente. Purtroppo, agli albori del Novecento, ha subito dei limiti in termini di area per questioni di viabilità. Ai giorni odierni è visitabile parzialmente: si può visitare la Torre Spinella e parte delle mura aragonesi.
Rimane comunque un pezzo di storia di Napoli.
Questo magico luogo era il preferito in assoluto dai vedutisti del XVIII e del XIX secolo: da qui si poteva ammirare l’intera città, nella sua totale bellezza.
Castello di Nisida
Il Castello di Nisida è una fortezza ubicata sull’omonima isola, anzi isoletta, la quale prende parte all’arcipelago delle isole Flegree. Fu realizzato per ordine di don Pedro de Toledo nel Sedicesimo secolo.
Tuttavia, durante la tragica epidemia di peste che ha colpito il Seicento, questo castello si trasformò in lazzaretto. Infine venne convertito in carcere e attualmente rappresenta il penitenziario minorile e, di conseguenza, non è visitabile dal pubblico, se non esternamente.
Quest’isola è nota fin dai tempi di Omero, che nella sua immortale opera Odissea, menziona come destinazione di Ulisse, prima di recarsi presso la grotta di Polifemo.
Questo luogo è letteralmente leggendario: circondato dalle sirene di Ulisse e da una fascia di mito incredibile, rimane uno dei luoghi più suggestivi in assoluto.
Fortino di Vigliena
Si conclude la lista dei sette castelli napoletani con il cosiddetto Fortino di Vigliena, edificato nel 1702 per volere del marchese di Villena, da cui prende il nome la struttura.
È vero, non si tratta di un vero e proprio castello ma di un fortino a base pentagonale, con un grande fosso scavato intorno e le mura costruite in tufo, il castello sembrava essere la perfetta fortezza per una difesa e un controllo dei movimenti ideale.
Questo forte, un tempo letteralmente magnifico, è stato soggetto a bruschi scontri da parte della Repubblica Partenopea e dei Sanfedisti.
Questa serie di contrasti costrinse Antonio Toscano, guida militare e religiosa del gruppo repubblicano, far esplodere le polveri da sparo presenti, uccidendo i nemici, gli alleati e sè stesso. Il tutto avvenne nel 1799. Motivo per cui i resti di questa fortezza sono ben pochi, senza considerare gli eventi di usura subiti nei secoli.
Ciò che resta è dichiarato Monumento Nazionale, già dal 1891.
L’area circostante alla fortezza è ormai abbandonata, però resta affascinante ammirare ciò che resta di un forte che, come i castelli sopraccitati, ha fatto la storia.